La storia                                       scarica file PDF (170kb)                                                                  l'Adige
di RENZO M. GROSSELLI                                                                               domenica 14 gennaio 2001 - Trento


Dall’Andalusia al Quebec alla Valsugana:

una chitarra, un computer e un sogno

Martin de la Cruz,
padre madrileno, madre parigina. Nato a Montreal, in Canada, vive a Borgo Valsugana.

Foto: Piero Cavagna

Martin,Trentino in flamenco
Tre scuole di danza andalusa e ora un Cd

Martin de la Cruz ha un nome che ricorda nobiltà, crociate, conquiste di terre americane. E un viso che non passa inosservato alle donne. Lui però, si è perduto dietro ad una chitarra e, nel rincorrerla ha inciampato in un computer. Ora, i due strumenti sono la sua vita. Lui, figlio di un madrileno e di una parigina, nato a Montreal, ora ha registrato il suo primo Cd «NoSóloFlamenco» e sono tre le scuole di danza spagnola a cui collabora in Trentino-Alto Adige.
A giorni il suo Cd entrerà nelle rivendite italiane (www.martindelacruz.com per informazioni). Da anni lui collabora con Cinzia Genovesi, bailaora di Riva del Garda che tiene corsi di flamenco nella sua città, a Borgo e da venerdì scorso anche a Bolzano. Martin suona e canta dal vivo durante i saggi e gli spettacoli in pubblico.


Padre madrileno
madre parigina


Lui nacque a Montreal (Canada) perché i suo genitori vi emigrarono prima della sua nascita, dalla Spagna. C’era là un nonno materno. Dopo 16 mesi la famiglia rientrò in Andalusia e Martin vi visse sino ai 19 anni, a Malaga. «Vita di famiglia numerosa - dice con quegli occhi con cui puoi dire tutto - Mio padre è un pittore che ha dovuto fare il ritrattista per sfamare la famiglia. Mia madre non era proprio in tinta con l’Andalusia, era parigina, aveva studiato, amava la lettura. Ma amava anche mio padre, mollò tutto per lui. Ma morì giovane, a soli 48 anni». Il padre, Martin de la Cruz come lui, in un vicolo di Torremolinos aveva una piccola galleria dove esponeva i ritratti. A fianco c’era il negozio di strumenti musicali Mi-Sol. Un giorno chiesero al padre il posto per sistemare qualche vecchio strumento, mentre il negozio veniva ristrutturato. E c’era una vecchia chitarra. «Io mi avvicinavo e furtivamente rubavo delle note. Mi vide il proprietario e mi regalò quella chitarra». Amore sofferto, felice e definitivo.
Malaga, con Cadice e Siviglia, è la patria del flamenco. Ad 11 anni Martin iniziò le lezioni di flamenco. A 18 anni, pur studiando, accettò di suonare per la prima volta in un locale pubblico. Quei soldi gli servirono per poter raggiungere di nuovo il Canada: «Non volevo fare il militare e allo stesso tempo intendevo conoscere la mia seconda patria». Fu da una zia, a Montreal. Era il 1979, Martin aveva 19 anni. E tanta voglia di vivere. Iniziò da subito ad esibirsi in un ristorante spagnolo, accompagnando due ballerine di flamenco. Poco dopo ebbe un contratto in una delle più belle città del mondo, Quebec. Ma era attirato anche dall’arte grafica ed iniziò a lavorare in una tipografia anche per mantenersi: «Finivo alle 17.30, poi frequentavo un corso serale di grafica». La grafica stava diventando il secondo amore della sua vita. Ma il primo era la musica: Martin de la Cruz riuscì ad esibirsi anche alla tv canadese ed al Festival del Cinema di Montreal. «Imparai a gestire il mio rapporto col pubblico e anche a cantare. Parallelamente appresi bene la grafica, ai tempi in cui ancora non si usava il computer».
Dopo 5 anni, nel 1984, Martin lasciò il Canada. Il padre voleva metter su qualcosa in famiglia e aveva aperto un negozio di materiali per l’arte a Madrid, nel più grande centro commerciale di Spagna. In due anni dovette però chiudere baracca. E per Martin furono problemi: «Senza un soldo e vivevo in pensione. Con la mia ragazza mangiavamo mezza paella al giorno». Ecco il trasferimento a Siviglia, un corso, un lavoro nel campo della depurazione delle acque e dell’aria, un anno. Ma non era il suo campo, il suo cuore chiedeva altro. E decise di rientrare in Canada. Ci volevano soldi però ed allora Martin lavorò un anno in una agenzia turistica, a Lanzarote, Isole Canarie. E già che c’era per altri tre anni fu il responsabile di questa agenzia di escursioni alternative. Ma si portava appresso, ovunque, la musica, il suo flamenco. Finite le escursioni faceva la doccia, si buttava addosso una maglietta e via a fare spettacoli con un gruppo di artisti.
A Lanzarote, Martin de la Cruz conobbe il terzo amore della sua vita, la chiave di volta del suo vagabondare tra terre e sogni. Era Sabrina, figlia di un chirurgo che lavorava a Borgo Valsugana. Perché è lei che dà una regola alla sua vita, che riempie i buchi lasciati aperti da questo artista della chitarra e del computer. Con dolcezza. I due decisero di viaggiare. E fu di nuovo Quebec, lassù in alto, su un’ansa del maestoso S. Lorenzo. Era il 1989. Sabrina e Martin si fermarono un anno e mezzo e lui studiò computer-grafica (lei il francese e il giapponese). Naturalmente Martin suonava anche nei ristoranti e lavorava in una tipografia. E questa coppia, nata nel mondo e che nel mondo sarebbe vissuta, ufficializzò la sua unione nel 1990. Quando decisero di fare un figlio il Canada però stava vivendo una grave recessione economica e decisero così che il piccolo (ora ne hanno due) sarebbe nato in Trentino.
Ed eccolo, finalmente, Martin de la Cruz in Valsugana. A Borgo rispose all’annuncio di una agenzia pubblicitaria e per cinque anni lavorò come responsabile di produzione (ecco la grafica ed il computer). Nel 1997 Martin si mise in proprio, grafico pubblicitario.

Un’anima andalusa

E la chitarra? Non l’aveva dimenticata e riprese a suonare in pubblico: «Dal mitico Picaro alle Giubbe Rosse, poi ho collaborato con lo Studio Andromeda, ho condotto diversi spettacoli da solo, ho suonato con alcuni cantanti di grido come Mingardi. Poi le "settimane spagnole"». Nel 1993 Martin iniziò a collaborare con scuole di ballo e nel 1995 con la bailaora di flamenco Cinzia Genovesi. Ora ecco il suo primo Cd dove in terpreta canzoni spagnole che nella sua vita hanno assunto un significato particolare. «Si intitolo "NoSóloFlamenco" perché ho voluto dare spazio anche ad altre mie anime, particolarmente a musiche di cantautori cubani». Ma cos’è il flamenco per te? «Un’arte andalusa di origine popolare: una mescolanza dovuta all’influsso dei vari popoli che si sono incontrati in Andalusia. L’anima di un popolo che ha voglia di cantare ed esprimersi». Proprio come i valsuganotti. «La gente, comunque, viene ai corsi ed anche agli spettacoli. Centinaia di persone in valli poco portate all’espansività».
Deve andare a Roma Martin. Subito. Ma è Sabrina che gli ricorda la penna, gli indirizzi, il telefonino, la maglia bella. Lui, con la testa, corre dietro al flamenco. E va dove lo porta il mondo.

(Fine)